INCONTRI MUSICALI
"Il trovatore" di Giuseppe Verdi
Vi racconteremo la vicenda del trovatore Manrico e di Leonora, il cui amore è ostacolato dal perfido Conte di Luna. La storia di due fratelli separati in tenera età, che diventeranno da adulti acerrimi nemici. Una fosca vicenda di intrighi e vendette, con il liuto e con la spada, tra dame, cavalieri e zingari. Seconda delle opere che formano la celebre "Trilogia popolare", tratta dal dramma omonimo "El trovador" di Antonio Garcia Gutierrez, andò in scena la prima volta al Teatro Apollo di Roma il 19 gennaio 1853.
Ingresso libero
Giovedì 14 novembre - ore 18,30
Centro Studi Musicali Verona
Vicolo Volto Cittadella, 1/A - 37122 - Verona
E' gradita la prenotazione al n. 379 1428628 oppure scrivendo a
info@centrostudimusicaliverona.com
I prossimi appuntamenti
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Sabato 30 novembre 2024 - 20:30
INCONTRI MUSICALI
"CAVALLERIA RUSTICANA"
Giovedì 5 dicembre 2024 - 18:30
Verona, Teatro Filarmonico, Stagione Lirica 2024
STIFFELIO
Dramma lirico in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave Musica di Giuseppe Verdi
Stiffelio STEFANO SECCO Lina DANIELA SCHILLACI Stankar VLADIMIR STOYANOV Raffaele CARLO RAFFAELLI Jorg GABRIELE SAGONA Federico FRANCESCO PITTARI Dorotea SARA ROSSINI
Orchestra e Coro della Fondazione Arena di Verona Direttore Leonardo Sini Maestro del Coro Roberto Gabbiani Regia e Luci Guy Montavon Scene e Costumi Francesco Calcagnini
Allestimento del Teatro Regio di Parma in coproduzione con Opéra de Monte-Carlo – Prima rappresentazione a Verona
Verona, 29 ottobre 2024
In linea con le scelte degli ultimi anni la Fondazione Arena presenta al Filarmonico alcune prime interessanti: dopo Il segreto di Susanna e Il campiello di Wolf Ferrari e Amleto di Faccio, ecco approdare a Verona l'inedito Stiffelio di Verdi in un allestimento del Regio di Parma del 2012 e di seguito ripreso all'Opéra di Montecarlo. Il soggetto di Stiffelio è un apologo morale, chiaro e semplice ma soprattutto realistico e contemporaneo per l'epoca (siamo nel 1850): allo stesso tempo, tuttavia, presenta dei limiti poiché manca il classico intreccio amoroso, non abbiamo quella varietà emotiva dei singoli personaggi tanto cara al comporre verdiano, il celebre fraseggio latita e il finale è debole perché lo stesso facile perdono non è nelle corde drammaturgiche di Verdi. Persino l'omicidio, l'unico episodio violento di tutta la vicenda, avviene fuori scena. A bilanciare le sorti dell'opera vi è però la musica interessante dove alcuni numeri, abbandonando i canoni belcantistici, anticipano già la maturità della Trilogia popolare che prenderà forma di lì a poco. La stessa scrittura orchestrale, inoltre, non si limita ad un mero accompagnamento delle voci ma racconta l'azione
e vive direttamente il dramma in scena. Sta di fatto, purtroppo, che a detta dello stesso Verdi, pur accolto abbastanza bene alla prima triestina, Stiffelio non poté comunque camminare con le proprie gambe, né gli giovò il rimaneggiamento in Aroldo dato a Rimini nel 1857. Lo spettacolo di Guy Montavon si mantiene prudente ed essenziale, sostanzialmente rispettoso della tradizione, coadiuvato dalle scene e i costumi di Francesco Calcagnini impostati sulla ieraticità del colore grigio, un richiamo all'ambiente austero assasveriano. Unico elemento di contrasto, il costume di Raffaele, dai colori caldi, quasi a sottolineare la sua estraneità alla sfera religiosa e morale della vicenda, oltre alla macchia dell'adulterio, e quello bianco di Lina che aspira al perdono finale che avrà da Stiffelio in quanto pastore, ma forse non dal marito. L'impianto scenico è teso ad immagini didascaliche, un lungo tavolo con crocifisso nel primo atto, un grande cancello per il secondo, una grande Bibbia nel finale catartico della pericope dell'adultera, episodio sottolineato dalle pietre sospese sulle teste dei peccatori; il lato negativo, tuttavia, è la profondità dello spazio scenico che tende a fagocitare le voci dei solisti e del coro. Di ottima fattura il disegno luci, firmato dallo stesso Montavon. Interprete del ruolo eponimo era Stefano Secco il quale, pur non godendo di pagine mirabili o delle sfumature psicologiche di cui è ricco il teatro verdiano, riesce a giocare sul contrasto tra la protervia dell'autorità religiosa e l'intima sofferenza della sua condizione di uomo tradito. La voce è più da lirico, adatta più al primo Verdi che a quello dei ruoli posteriori e talune forzature ne hanno talvolta compromessa l'intonazione ma la sua prova è stata comunque all'altezza della situazione. Daniela Schillaci, pur non brillando particolarmente, ha offerto una Lina sospesa tra il rimorso del tradimento e il desiderio di ricongiungersi allo sposo, con buona vocalità, anch'essa però privata di pagine che ne sottolineino la lotta interiore emotiva. Il migliore della compagnia di canto è stato Vladimir Stoyanov, in grande forma vocale, efficace nell'aria del terzo atto, che ha reso il ruolo di Stankar ossessionato dall'onta e il disonore e ha ben accentuato la durezza inflessibile. , Nei ruoli minori, puntuali e ben disegnati l'altero (ma non di grande spessore drammatico) Raffaele di Carlo Raffaelli, lo Jorg nobile e solenne di Gabriele Sagona, Federico e Dorotea interpretati rispettivamente da Francesco Pittari e Sara Rossini. Dal podio il giovane Leonardo Sini gioca sui contrasti dinamici del tessuto orchestrale, (l'elemento più evidente della partitura) con direzione energica e calibrata, tesa ad esaltare la cantabilità, assecondato dall'Orchestra della Fondazione Arena in forma smagliante (eccellente la prima tromba nella sinfonia). Ottimo come sempre l'apporto del coro della Fondazione preparato da Roberto Gabbiani, purtroppo ancora una volta acusticamente penalizzato dalla profondità siderale del palcoscenico. Pubblico non numeroso, ma si trattava pur sempre di una recita infrasettimanale, comunque unanime nel manifestare il proprio consenso. In conclusione, uno Stiffelio ottimale, opera minore di Verdi quantunque di straordinaria modernità per l'epoca in cui fu scritta: si tratta il tema del divorzio, per di più chiesto da un pastore protestante. Repliche il 31 ottobre e il 3 novembre.
Gian Paolo Dal Dosso per GBOpera Foto Ennevi per Fondazione Arena.